Se ti stai chiedendo cosa sia il brand journalism, fai un bel respiro e comincia a leggere. Parto da lontano, ma cercherò di arrivare subito al succo del discorso.
C’erano una volta gli uffici stampa. Quei settori specifici, all’interno di un’azienda o di un ente, che si occupavano di far “uscire” notizie relative a quel determinato marchio sui principali organi d’informazione. Attraverso una strategia mirata, fatta di comunicati stampa pieni zeppi di numeri, informazioni, virgolettati.
Se tutto fosse andato bene (ovvero se la strategia fosse risultata davvero efficace), il giornalista interessato si sarebbe rivolto al suddetto ufficio stampa per ottenere ulteriori materiali utili per il suo lavoro. E avere magari la possibilità di fare un approfondimento o un’intervista faccia a faccia con un rappresentante dell’azienda.
Un ufficio stampa poteva dirsi davvero soddisfatto quando il nome che rappresentava compariva su Corriere della Sera, Tg1 e CNN in contemporanea.
Perché ho scritto “una volta?”. Perché oggi un ufficio stampa da solo non basta a soddisfare le esigenze di un mondo della comunicazione sempre più ricco di spunti e in evoluzione continua. Oggi i valori di un brand si pubblicizzano in tanti modi diversi e non solo con il classico comunicato inviato a mastodontiche mailing list.
Brand journalism, la novità
Comunicare e informare sono due facce della stessa medaglia. Sono attività che partono da un punto A – la notizia o il valore di un’azienda e di un prodotto – e arrivano ad uno punto B, il lettore/ascoltatore/spettatore. Come riescono però ad ottenere un risultato giusto e soprattutto qual è il risultato giusto?
Forse da quest’ultima domanda possiamo arrivare a ciò che differenzia comunicazione e informazione. L’informazione nasce per dare risposte, far conoscere all’utente finale qualcosa che è avvenuto in uno spazio e in un tempo e che può avere una certa rilevanza.
La comunicazione è essenzialmente affabulazione, mostra per far amare, per spingere un utente a riconoscersi in quella storia e fargli dire: «Sì è così!». Allora è tutto semplice? Un giornalista non può comunicare, può solo informare. Insomma, non è proprio così.
Un giornalista parte sempre dalla notiziabilità, ovvero capire quanto sia rilevante quel fatto. Se la notiziabilità diventa il valore di un’azienda, la sua storia, i suoi progetti, ecco che comunicare, secondo le regole del giornalismo non è più un’attività spuria.
Ed eccoci al punto. Il brand journalism, si pone a metà strada tra informazione e marketing, sfrutta le chiavi di interpretazione dell’uno e dell’altro per far arrivare e far conoscere il valore di un’azienda. Quali sono i precetti del brand journalism? Il senso di tutto è far arrivare un’azienda, farla “uscire”, ma non in senso tradizionale. Non solo, insomma, con il classico servizio sul giornale o nel TG. Bisogna conquistare i giornalisti, che sono da sempre la controparte di un settore comunicazione. E allo stesso tempo risultare appetibili e interessanti anche per gli utenti dell’azienda.
Brand journalism e podcast
Il giornalista è un tipo particolare di narratore. È vincolato alla veridicità dei fatti, giusto, ma può (e deve) trasformare questi fatti in una narrazione avvincente. Senza, ovviamente stravolgerli o peggio ancora invalidarli. Scegliere una parola, un’inquadratura, un suono o una parte specifica di un’intervista è parte integrante di una narrazione avvincente. Ecco, quindi, che il branded podcast si configura come ulteriore strumento che fonde storytelling, indagine giornalistica, voce e suoni, condensati in un prodotto unico.
Un buon lavoro
Se sei giornalista o professionista della comunicazione il brand journalism è una strada sicuramente da battere. Bisogna uscire un po’ dallo schema del “purché se ne parli”. Imparare a fare del buon brand journalism vuol dire fare cronaca e saper raccontare quel fatto (in questo caso i valori di un’azienda) in maniera coinvolgente. Usando ogni arma a disposizione:
- podcast
- video
- reportage
- libri
Se fai parte del settore comunicazione di un’azienda, invece, vuol dire capire che un comunicato si dimentica in fretta. Una storia raccontata bene, no.
Tra le mie offerte c’è il servizio di podcast su misura. Metto a tua disposizione la mia esperienza nel settore per capire come raccontare bene te, il tuo sito, il tuo progetto e la tua azienda. È un lavoro che mi appassiona molto per la sua complessità e per le sfide continue che mi lancia. Parliamone quando vuoi.
E se non vuoi perderti nemmeno mezzo aggiornamento sul mondo dei podcast e della comunicazione, iscriviti alla mia Newsletter SupernUova. Arriva poche volte ma preziose e ogni volta ti farà scoprire un mondo nuovo.
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